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domenica 29 gennaio 2012

INCHINATI, ARTISTA!!

In un tiepido mattino di settembre mi preparai per raggiungere la mia amata Venezia per ascoltare l’omaggio a Chopin presso Palazzo Albrizzi sede del Goethe Institut in Calle delle Vele , di fronte all’Imbarcadero di Calle Ca D’Oro.  Il treno arrivò stranamente puntuale con la solita emozione all’ingresso alla stazione, un’emozione che si ripete ormai da 6 anni ogni volta che vedo l’acqua attorno a me, quando non sento più i rumori angoscianti delle automobili, ma solo i versi dei gabbiani che volano liberi in cielo. 
















Il recital pianistico era previsto per le 17, tuttavia nel primo pomeriggio mi venne in mente di soffermarmi su Ponte Corrente ammirando i riflessi delle persone e delle case in acqua  e pregustando le prove del concerto nell’armonia più assoluta e profonda
Ponte Corrente



Ponte Corrente












Mentre la musica si sentiva bene seppur lontana, decisi di fare un giro attorno all’isolato: improvvisamente mi trovai davanti ad una bottega ed ebbi un sussulto quando ai miei occhi apparve un uomo  completamente vestito di nero con un gran pennacchio in testa e una mascherina dorata attorno ai suoi occhi. Quest’uomo si inchinava davanti a me, proprio come fanno le maschere ottocentesche raffinate e più belle durante il Carnevale quando finisco di scattare.  Sembrava volesse farsi fotografare dalla mia Nikon, invece non era così, quest’uomo iniziò a parlare con un tono di voce dolce, molto fine.



“Tra poco scenderà la sera su questa meravigliosa città e chiunque coltiva la passione per l’arte, chiunque tu sia, un fotografo, un pittore, uno scultore, un musicista, ha il compito di far conoscere questa bellezza preziosa, unica al mondo, con la propria immaginazione, con la propria creatività.  Io mi sono nascosto qui perché  ossessionato dalla mia vita monotona, dalle tormentose banalità quotidiane, la mia mente non era libera, in questo posto invece è al massimo dell’euforia, ti prego cogli l’attimo, prima che faccia buio, la vita è breve non sai se domani farai in tempo. Inchinati anche tu alla nobile arte”. 

Fondamenta Zattere
Campo Santa Formosa














Palazzo Albrizzi
Ca d'Oro-Terrazza

Palazzo Albrizzi













Queste parole raggiunsero la profondità del mio cuore e rimasero fisse nella mia mente durante la visita di Ca d’Oro e la contemplazione del Canal Grande dalla terrazza. “E se quell’uomo avesse ragione??” Mi domandavo tenendo abbracciata la mia fedele compagna reflex:“io non riesco ad esprimere le mie emozioni se non attraverso di te amica mia “ “forza, a te il compito allora di parlare al posto mio, racconta tu ai miei amici quanto siamo felici qui insieme, quanto mi fai sentire libera, quanto plachi il mio dolore”.  E così la macchina fotografica iniziò ad immortalare i cerchi di sole splendenti nell’acqua, i canali laterali, ininterrottamente, fino all’ora del  concerto pianistico nella calle vicina. In quel breve percorso quelle parole erano ancora fisse nella mia testa, e  mentre Chopin scorreva così pieno di sensibilità, delicatezza e passione ad alleviare le sofferenze atroci del pianista, le note della barcarolle, delle fughe e dei notturni ispirarono le mie immagini e  udii di nuovo la voce della maschera che ripeteva quelle frasi.


Ca d'Oro-Terrazza

Canal Grande da Terrazza di Ca d'Oro

Calle Traghetto


SS.Giovanni e Paolo

Piazza San Marco

Campo Santo Stefano













Grazie alle linee e ai cerchi raccolti dalla Nikon, la mia mente era libera, raccoglieva le sensazioni più belle  fino a tarda sera quando di corsa giunsi all’Imbarcadero di Ca d’Oro per cogliere un tramonto che definire romantico è dire poco, davanti a quell’arte virtuosa, irraggiungibile, quell’arte che ridona la pace, tra i bagliori splendenti della notte che illuminavano la solitudine più cupa


Calle Ca d'Oro
Ferrovia












Aveva ragione quella voce: davanti a uno spettacolo simile, chiunque abbia un minimo di creatività, di ispirazione, qualsiasi artista una cosa sola può fare: inchinarsi alla sublimità. 


giovedì 26 gennaio 2012

MELODIOSA, LA NOTTE!!

















Un noto proverbio dice che la notte porta consiglio: quante notti a riflettere sul proprio destino, sul perché di tutte quelle malattie devastanti, di quella solitudine così triste.

Mentre la notte buia scendeva impietosa sulla città in cui attualmente vivo, iniziavo a farmi un esame di coscienza, a pensare agli errori fatali commessi, alle ferite subite senza alcun motivo, alla mia salute fisica e mentale così fragile.

Tante domande, tanti consigli avevo da chiedere a quelle notti così crudeli ma nessuna risposta: solo un pianto disperato che liberava il cuore e l'anima da una angoscia profonda fino ad addormentarmi stremata dal dolore.

Ne avevo abbastanza di tutte quelle sofferenze così ingiuste e, mentre riflettevo davanti al sito di Trenitalia su quale Eurostar prendere per ritornare da Venezia lo scorso dicembre, decisi di affrontare un tema insolito, soprattutto per un fotografo alle prime armi con la sua nuova attrezzatura: il significato della notte.

Ispirazione più bella non potevo trovare, l'omaggio ad Emily Dickinson "Selvaggia, La Notte", un recital musicale dell'Ensemble Plurimo di Venezia che esaltava il fascino del mistero, dell'enigma.

Mi dispiaceva lasciare Venezia all'alba, sia chiaro a me spiace sempre lasciarla, ma ascoltando la musica e le voci recitanti, compresi che era giusto così, se volevo entrare in armonia con la notte.

Ma perché la notte stessa avrebbe dovuto essere selvaggia?? Quelle luci delle calli riflesse in acqua erano così belle!! Con quell'atmosfera natalizia poi!! Siamo mica in una città deprimente, vuota, triste, malinconica!! Più che selvaggia oserei dire melodiosa, sì, proprio melodiosa!!

Quella melodia dettata dal Canal Grande era sufficiente a scacciare l'odio, a fuggire dagli incubi, a far rinascere l'amore, a lasciarsi andare all'emozione, alla passione, alla suggestione, a risvegliare l'arte avvolta nella nebbia attorno al Campanile di San Marco che tanto avevo osservato prima di dormire per qualche ora, attorno a San Giorgio, alla Chiesa del Redentore.

Mi aspettavo dal vaporetto errori di inquadratura, immagini mosse ma alla fine quel "mosso" mi piaceva tanto!!!! Rivelava i misteri nel cuore dell'enigma e la luce accompagnava i pensieri più dolci e soavi.

Incredibile come la fotografia in quella città si univa alla musica, all'arte, nascosta dietro a quel piccolo rettangolo improvvisamente il mondo diventava una poesia unica, tutta da godere e la vita un sogno meraviglioso!!

Solamente lo scorrere del tempo così veloce era crudele, ma si sa, tutti i momenti preziosi del nostro cammino terreno passano rapidamente, per questo motivo bisogna goderli pienamente.

Al mio ritorno decisi di condividere questi pensieri qui sul mio blog. Molti infatti non mi conoscono ancora, forse non mi conosceranno mai. Per tanta gente rimango quell'insegnante rigida, taciturna, che si ritiene chissà chi con la fotografia, una persona da non disturbare per via dei suoi numerosi impegni artistici, una che "rompe" con i suoi tag su facebook, che scoccia quando manda inviti per sms alle sue piccole esposizioni naturalistiche. Peccato che queste persone non abbiano capito che i tag corrispondevano a semplici dediche, gli inviti a manifestazioni di amicizia, la fotografia a un rifugio dalle mie sofferenze, uno svago, un puro hobby che in alcuni casi ha dato un aiuto, seppur in minima parte, a persone malate e sofferenti (un pò come me).

Non è colpa mia se questa gente non ci arriva o non vuole arrivarci.

Io vado avanti nel mio ostico percorso terreno cercando di unire la fotografia all'arte in tutte le sue forme, con l'amore per la natura, per la montagna che non potrò più ammirare, senza pretendere nulla in cambio.

Nessuno ha mai chiesto lusso, ricchezza, gloria, solo una vita semplice trascorsa con umiltà nel segno di un'amicizia sincera. E' chiedere troppo??

Chissà se riceverò risposte, magari sarà proprio la notte a darmele.