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martedì 24 settembre 2024

IN VISITA A.... MUSEO EGIZIO DI TORINO

 Torino, 15/09/2024.


Cari amici,
per la prima volta finalmente riesco a visitare il famoso Museo Egizio di Torino, secondo al Cairo, grazie all'organizzazione accurata dell'associazione Amici dei Musei di Vercelli. Questo post racchiude la collezione del Museo Egizio di Torino secondo una lunga epoca ricca in stupende opere d’arte che si susseguono nel corso di trenta dinastie fino alla conquista da parte dei Romani. I periodi sono distinti in:

  • Antico Regno (2700-2100 a.C.) 
  • Medio Regno (2000-1700 a.C.)
  • Nuovo Regno (1500-100 a.C.)

A ogni divinità egiziana viene solitamente associato un simbolo come vedremo nelle diverse immagini, le forze divine prenderanno sempre più consistenza nella mitologia delle varie città.  La religione è essenzialmente monoteista, crede in un Dio unico e assoluto, principio e fine di tutte le cose. Un Dio dai mille volti, uno stesso Dio con infinite manifestazioni. Spiccano nella raccolta fotografica il nodo di Iside, simbolo dell’amore divino e lo Scarabeo, guardiano del cuore umano, chiave della salvezza ultraterrena. 

All’entrata del Museo si trova la Statua di Sekhmet, simboleggiata dal Leone,  nel regno di Amenhotep III realizzata in grandiorite, mandata dal Dio Sole a distruggere l’umanità intera. Improvvisamente il Dio si pentì di questa decisione e sacrificò la figlia inondando di birra rossa il Nilo. 




Adiacente il re in ginocchio con due vasi globulari che offre forse del vino in onore di Amenhotep II.









In grandiorite la statua del faraone Tutmosi III (1479 - 1425 a.C)




Il percorso prosegue con la foto di un uomo anziano del 3500 a .C. in posizione fetale secondo un modello di sepoltura nella sabbia con accanto oggetti di uso quotidiano.





Accanto i vasi a bocca nera: per molti tipi di vasi veniva utilizzato prevalentemente il limo alluvionale depositato dal Nilo e lavorato con aggiunta di cenere e/o sabbia per aumentarne la malleabilità. Questi tipi di vasi venivano cotti in ambienti ricchi di ossigeno che ha causato la colorazione rossa mentre la parte più vicina all’orlo era più povera in ossigeno. Il colore nero è dovuto alla grande quantità di materiale organico vegetale.





Il potere amministrativo e religioso ruotava attorno alla figura del Faraone considerato come una divinità assisa in trono come si può ammirare dai frammenti della cappella del Faraone Djoser in calcare risalente al periodo 2592 - 2453 a.C. Il palazzo del Re con facciata a sporgenze e rientranze.







A seguire il sarcofago di Assuan, in granito rosa.



In pietra arenaria invece la statua incompleta di Iteti con il volto danneggiato, la parrucca e i lineamenti al contrario ben distinti. La tomba di Iteti a Giza è una stele falsa - porta con blocchi dipinti a colori con animali quali oche, anatre, volatili e personaggi che portano animali in segno di offerta. Per il defunto. Anche in questo caso il materiale utilizzato nella costruzione è il calcare.







A lato è visibile un sarcofago in pietra dove giace il corpo di un defunto. Gli arti sono bendati, il volto è disegnato in nero sulle bende e la radiografia rivelò successivamente una posizione contorta del corpo con la gabbia toracica schiacciata e le ossa dei bacini oblique. Durante l’imbalsamazione vennero probabilmente compresse le ossa facciali e la faccia fu ricostruita artificialmente con una maschera nera. Ci sono gli oggetti nella tomba e infine la stele funeraria in calcare (2118-1980 a.C.) di Iteti e Neferu. La tomba conserva oggetti tipici della sepoltura del Medio Regno. Il corpo è totalmente disteso con le gambe e le braccia bendate. 









Tra gli oggetti del sepolcro si riscontrano maggiormente recipienti in terracotta, e la statua lignea che rappresenta il defunto. Si tratta quindi di un mondo in miniatura, costituito da oggetti e figure  come quella dell’uomo che macina il grano e intento a preparare del cibo.










Notevoli i frammenti di una pittura parietale con animali risalente al primo periodo intermedio fino al 1980 a.C.





















Altra stele calcarea lungo il percorso quella del comandante in capo Sarenenunet, figlio di Sainit con la moglie Senebtisi (1759 - 1700 a.C.)




Gli oggetti in legno delle sepolture femminili sono analoghi a quelli delle sepolture maschili e avevano la stessa funzione, la protezione fisica e magica del corpo. Tuttavia compariranno elementi esclusivamente femminili quali cassette con pettini, vasi per unguenti, specchi in bronzo per la cosmesi e cura del corpo.





Stele calcarea di Senbef (1759-1700 a.C)




Statua del governatore Uahka, figlio di Neferhotep, in memoria della stirpe gloriosa. Periodo: 1850 a.C. Al posto delle tombe vennero costruite delle statue dopo la perdita di potere e di autonomia. Spicca l’eliminazione della barba, simbolo chiave della divinità.






Coperchio del sarcofago mummiforme di Djehutymes con parrucca ed ampio collare. Nella mano destra la spina dorsale di Osiride, nella mano sinistra il nodo di Iside. 






Scene colorate di funerale sulla scatola di legno di Djehutyhotep intonacata e dipinta.


Statuette votive di Ahmosis - Nefertari in legno. 1292-1077 a.C.








Amenofi in trono che indossa un Nemes, il copricapo che simboleggiava la natura divina del faraone, venuto in Terra a proteggere il suo popolo e la sua terra: l’Egitto. Al centro l’ureo, l’immagine del serpente protettore del sovrano.Si trattava di una cuffia di stoffa, quasi sempre in lino che dal capo scendeva sulle spalle e sul petto.




Stele votiva con orecchie dedicata alla dea Neberthepep in calcare. 1279 - 1246 a.C.


Statua di Penmerenab che offre un Naos sormontato da una testa di ariete. 1279-1213 a.C. Si tratta di un animale sacro al Dio Amon - Ra. Statua in calcare molto simile a quella dello scriba reale Ramose custodita presso il Museo del Louvre a Parigi.




Lo scriba Amennakht. Papiro grazie al quale si apprende molto della storia di Deir - El - Medina, villaggio nei pressi dell’attuale Luxor.





Stele dell’artigiano Minhotep in adorazione delle divinità funerarie Osiride, Anubi e Hathor. Calcare del 1336 - 1292 a.C.


Osiride rappresentava il re dell’oltretomba, Anubi il Dio dei morti, la razza di cane del Faraone dal portamento elegante. Hathor era il simbolo della personificazione della volta celeste. 


Statuetta di Tauret in legno. 1279 - 1213 a.C



Considerata una divinità egizia raffigurata come un essere ibrido, composto da testa e corpo di una femmina d'ippopotamo gravida, con seni di donna, coda di coccodrillo e zampe di leone. Era la dea della fertilità, legata all'inondazione del Nilo e grande protettrice delle donne incinte e dei bambini; e vegliava anche sul sonno.




Stele dedicata da Hy ad Amon - Ra, Tauret e Seth. 



Stele dedicata alla dea Qadesh 1292-1191 a.C.



Naos votivo del lavoratore Kasa in legno, con l’auspicio di donare vita, forza, vitalità amore e una bella tomba nel distretto dei giusti di Tebe. 




Con Tebe capitale si riapre il commercio su tutto il territorio e il traffico marittimo per il Mar Egeo. Rinasce il potere centrale con l’auto nomina del re Sehertani - Antef.




L’artigiano Pendua con la moglie Nefertari. Scultura in calcare bianco di Tebe. 1292 - 1186 a.C.



Cappella di Maya. Decorazioni a tempera con colori creati a partire da una miscela di minerali, piante e acqua e gomma arabica adibita a funzione di legante. Scena di adorazione davanti a Osiride. Nella parte inferiore viene raffigurata la processione. 



Stele funeraria di Kha con tomba a seguire e sarcofago della moglie Merit, scoperte avvenute con gli scavi del 1906 nel villaggio degli operai di Deir - El- Medina. Personaggi di livello che hanno contribuito alla costruzione delle tombe dei Faraoni. Kha era il direttore del cantiere di costruzione della tomba del re. Si trovano nella Valle dei Nobili e si distinguono per la semplicità architettonica e per i soggetti illustrati con vivacità e raro realismo.

Sono reperti interessanti che danno testimonianza delle alte cariche e funzioni svolte nell’antico Egitto, un’importante gamma di opere artistiche contenuta nella necropoli tebana.




Sarcofago esterno di Kha. Kha veniva solitamente rappresentato con una catenella con appeso uno scarabeo del cuore, un paio di lunghi orecchini, due bracciali, due cavigliere, cinque anelli, due amuleti in forma di cobra e nodo di Iside rispettivamente sul petto e sulla testa.



Papiro della morte di Kha. 1425 - 1353 a.C.




Si distinguono bene in questo bellissimo papiro i segni e i simboli. Corrisponde al Libro dei Morti, una raccolta di formule e preghiere. Si traduce spesso con Libro per uscire di giorno o Libro per uscire alla Luce e vanta di un formulario magico - religioso di protezione e aiuto al defunto nel suo viaggio verso la Duat, il mondo dei Morti. Esso si inserisce in una serie di Libri funerari dell’Antico Regno, i Libri delle Piramidi. 







Kha possedeva molti oggetti inerenti la sua vita privata e professionale, oggetti che servivano per il suo lavoro, per lo svago, per la cura della persona. Tra questi oggetti emergono il cofanetto contenente perizomi e altri tessuti, seme di dattero, sandali, il righello in oro donato dal re Amenhotep II , e il sigillo del cofanetto.





Cofanetto con decorazioni geometriche e iscrizioni


Biancheria personale di Kha in lino.

La dieta degli Egizi. Tavolini in legno o fusto di canna con cibi diversi per dare l’idea del banchetto funerario: tipi di pane, verdure (cipolle, insalate, zucche,olive), spezie, legumi come fave e lenticchie. C’era anche la frutta: datteri, fichi, uvette, tamarindo. Oltre ai cibi le bevande. La birra veniva ottenuta dalla fermentazione dei cereali, era importante anche il vino, poi i succhi di frutta, il latte, l’acqua. Nella tomba di Kha si trovano giare per conservare i liquidi e piccole bottiglie. 




Cofanetto con raffigurazioni di Kha e Merit nell’atto di ricevere offerte da Nekhetef, uno dei loro figli. 





Lo scriba reale Butehamon, figlio di Djehutymes, discendente di un’illustre famiglia di scribi e letterati. Egli prese parte come ufficiale incaricato al ripristino della mummia e al funerale del Faraone Ramesse III. Si unì in matrimonio con Akhtay, la cantatrice di Amon e tra i due coniugi si instaurò un legame profondo che diede origine ad una prole numerosa. Alla morte della moglie Butehamon scrisse una lettera conservata su un Astrakon del Louvre rivolta al sarcofago della donna, affinché il sarcofago stesso diventasse il messaggero del suo grande amore.












Il papiro magico di Butehamon.



Il sarcofago di Tabakenkhonsu.


Personaggio femminile con le braccia conserte sopra al collare Usekh, mani aperte e chioma blu. Le scene mitologiche raffigurate traggono ispirazione dal Libro dei Morti. L’interno che ospita la mummia presenta l’immagine della dea Nut che sembra abbracciare il Sole che sorge all’alba, simbolo della rinascita.  Si tratta di un sarcofago della metà della XXI dinastia. Pare che quest’opera provenga da Tebe. Realizzata in legno. 


Il sarcofago di una nobildonna tebana. 


Con l’avvento della necropoli tebana il tempio funerario sorge ai confini tra il deserto e la terra fertile. La tomba diviene così un tempio di dimensioni limitate nascosto nel cuore del deserto. Una lunga galleria divisa in settori conduce al tempi sotterraneo per arrivare al santuario con la sala del sarcofago. Con il termine Usekh si intende sia un vaso in bronzo usato per i riti di purificazione sia un collare indossato da divinità e sovrani realizzato in piccole perle di colori diversi.


Statuette con il Libro dei Morti, le divinità Osiride e Ptah, Sokar, Osiri e corredi funerari. Lo scarabeo del cuore. 










Coperchio del sarcofago di Khaemuaset, uno dei figli di Ramesse II, architetto restauratore di numerose opere dell’Antico Regno. 




Reticelle funerarie per avvolgere il defunto fissate alle bende tramite lacci e cordoncini con perline di forma cilindrica a formare piccoli rombi, a volte ricoperte da una sottile foglia in oro e realizzate con diversi materiali.



A partire dalla XXIII dinastia le reticelle prendono il posto del cartonnage per proteggere la mummia. Si intravede sul petto uno scarabeo alato, simbolo del dio Sole che sorge al mattino. E le silhouettes dei quattro figli di Horus. Maschera funeraria egiziana del cartonnage XXII dinastia, materiale ottenuto sovrapponendo strati di lino o papiro, materiale quindi composito messo a punto in Egitto a partire dal Primo periodo intermedio per realizzare le maschere funerarie. 



Il lino e il papiro venivano incollati con dell’intonaco o della resina anche per la realizzazione dei sarcofagi e dopo asciugatura il cartonnage veniva pitturato e/o decorato. Il culto delle divinità, gli animali associati a Dio, l’incarnazione. Alla morte dell’animale il corpo veniva mummificato e portato ex voto al tempio. Gli dei egizi erano associati ad animali specifici. Ne è un esempio la dea ippopotamo Tauret protettrice della famiglia e della maternità raffigurata su oggetti, vasi, con un brutto aspetto per spaventare gli spiriti maligni.










Il dio nano Bes protettore del sonno, dei bambini e delle donne. Il nano deforme brutto all’apparenza, tuttavia oggetto di grande devozione popolare, rappresentato su tantissimi amuleti della zona mediterranea. 



Nella sezione dedicata alla regalità tolemaica appare nuovamente Bes accovacciato



In questo periodo la capitale diviene Alessandria e viene ripristinato il potere assoluto segnando la fine del periodo antico. 




Stele dedicata a un dio bambino


Geroglifici



Sarcofago del visir (wasir) Gemenefherbak, responsabile della giustizia. Si tratta di una realizzazione in pietra metagrovacca, molto simile al bronzo conosciuta come Pietra Bekhen che compare verso la fine della V dinastia, un insieme di clasti (rocce metamorfiche) verdi e/o neri usata a scopo ornamentale.




Statuetta di Ptah - Sokar - Osiride 332 a.C.


Ptah era il dio egizio patrono degli artisti. Il culto di questa divinità si diffuse anche a Tebe con ikl sorgere della XIX dinastia. Ritenuto il creatore del cosmo durante il periodo di Menfi.


Capitello hathorico quadrifronte 332 a.C. Realizzato con pietra e calcare. 




Hathor, dea dell’amore e della bellezza, raffigurata con orecchie bovine, nutrice di Horus, guardiana dei quattro punti cardinali. Era una delle divinità più adorate nei tempi tolemaici insieme a Maat. Hathor è spesso rappresentata nelle sembianze di un bovino mentre offre il latte divino al faraone identificato come il dio Horus associato al falco che prendeva vita salute e immortalità. Per questo motivo i faraoni venivano chiamati figli di Hathor.





Usi funerari. Le tombe delle classi agiate nelle capitali sono costituite da molti loculi e decorate da pitture in stile greco ed egizio, tuttavia le decorazioni sono meno notevoli rispetto all’Epoca Tarda. Le mummie vengono ricoperte da materiale in cartonnage, bende, fogli di papiro coperti di gesso, asciugati, dipinti e dorati. Emergono vivaci accostamenti di colori. Rappresentano la devozione per coloro che sono annegati nel Nilo, il ricordo dell’annegamento di Osiride.










Sarcofago antropoide con tracce di decorazione. 332 a.C.



Sito archeologico di Tebtynis, città sede del culto del dio coccodrillo Soknebtynis. Statuetta di Iside - Thermoutis con busto umano e parte inferiore di serpente.



L’Egitto perse l’indipendenza dopo essere stato conquistato da Roma nel 30 a.C. e prese il controllo un prefetto nominato dall’imperatore Ottaviano. I romani imposero le loro leggi e il culto divino dell’Imperatore. Si adoravano così gli dei greco - romani ma le credenze funerarie e le tradizioni vennero comunque conservate. I rituali di sepoltura rimangono costanti ma influenzati maggiormente dall’arte classica. Alle classi agiate è riservata la mummificazione, il sarcofago viene decorato con brevi iscrizioni e ci sono ancora scene derivanti dal Libro dei Morti, i ritratti di Nut, dea del cielo, talvolta con i segni dello zodiaco greco - romano. 



I vetri ornano le tavole più raffinate, emergono le pissidi, contenitori a forma di cilindro con tecniche che utilizzano silice e rame. Dopo l’occupazione dei Romani sono state trovate diverse ceramiche, coppe, bicchieri, anfore, coppe decorate con pasta bianca e gialla, à la barbatine, con vernice di colore rosso e arancio lucido. 





Mummia di Petamenofi. Petamenofi era un bambino morto a soli quattro anni nel 125 d.C. Il sarcofago è stato rinvenuto all’interno di una necropoli tebana.






Incensiere a forma di Castrum romano con quattro torri. Per castrum si intende l’accampamento dell’esercito romano allestito e fortificato al termine di ogni giornata di marcia. Costituivano residenze stabili o provvisorie dei legionari a forma rettangolare circondati da numerosi sistemi difensivi.


Frammento di maschera di mummia maschile con in mano una spiga e dei rami. 




Ritratto di giovane con capigliatura corta e tunica color porpora.



Bes (forse) che allontana gli spiriti maligni


Stele funeraria con croce a ghirlanda inserita in cornice architettonica



Maschera di mummia femminile, cartonnage dorato con acconciatura alla romana semicoperta da un velo, un mantello frangiato detto himation annodato al petto, bracciali a forma di serpente e una collana di fiori rosa, tutti elementi collegati al culto di Iside.

Arco incorniciato da motivi vegetali del periodo bizantino. Testimonianza di variazione di stile da pagano a bizantino





1: frammento di cornice con decorazione a treccia continua; 2: capitello con foglie di acanto stilizzate; 3:elemento a rosetta con petali bianchi e rossi; 4: blocco in forma di chiesa con portone a due colonne e architrave decorato con una rosetta


La Valle delle Regine. Testimonianze dell’epoca romana rinvenute nella zona tebana con templi di Hathor divenuti conventi nel V secolo d.C, ceramiche e placchette scolpite in avorio e in legno. Attualmente questa valle si chiama Bibam el - Harim (Porte delle Regine) ed è arretrata verso il deserto. La gola di accesso conserva delle stele che ricordano le imprese di Ramses III e sulle rocce le preghiere a Osiride e ad Anubi. 




Stele con San Teodoro a cavallo

Vasi



Vaso con decorazioni animali e vegetali









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