Vi sto per raccontare uno degli ultimi miei percorsi guidati, Pitigliano, Sovana e l'Isola del Giglio dello scorso 29-30 settembre.
Ci troviamo in Toscana in provincia di Grosseto, alla riscoperta di un itinerario rimasto intatto nella sua bellezza nel corso del tempo e della storia per riscoprire civiltà molto lontane con costruzioni che non sembrano neppure opera dell'uomo ma sorgere dalla terra, nel tufo che ricopre, dal fuoco che ha dato origine.
Quel fuoco simbolo di civiltà, che ha permesso all'uomo di migliorare la propria attività, la propria alimentazione e il suo linguaggio. E proprio all'uomo oggi spetta la conservazione di questo prezioso patrimonio, percorso da etruschi, romani e longobardi.
La prima tappa è stata dunque Pitigliano, paese della Maremma grossetana che acquisisce la sua peculiarità per sorgere su di un masso tufaceo.
Secondo un'antica leggenda il nome Pitigliano risalirebbe all'epoca romana e venne attribuito da Petilio e Ciliano, due esuli che si rifugiarono su uno sperone di tufo per sfuggire ai loro inseguitori dopo aver rubato la corona d'oro di Giove Statore dal Campidoglio di Roma. La posizione occupata da Pitigliano, residenza della famiglia Orsini con il palazzo e lo stemma, conferisce una notevole importanza dal punto di vista militare.
Ed ecco alcune vedute della Cittadella con la porta caratteristica.
Al centro della piazza San Gregorio VII sorge il Duomo dallo stile architettonico barocco e dal portale cinquecentesco in travertino. Sul lato sinistro è visibile il campanile inizialmente adibito a torre campanaria per attività civili e militari. La parte interna conserva la struttura iniziale del 1509.
Nel Medioevo questo centro era divenuto possesso degli Aldobrandeschi, nobile famiglia di origine longobarda che dominava soprattutto sulle località di Tuscania, Santa Fiora, Colle Val d'Elsa e Sovana. Il papa Gregorio VII, Ildebrando di Sovana, apparteneva a questa famiglia. Alla fine del Duecento il centro entrò in possesso da una delle famiglie più antiche della nobiltà romana, gli Orsini sempre schierata dalla parte guelfa fino all'inglobamento del Granducato di Toscana.
La visita guidata illustra dapprima il Duomo, uno dei più importanti monumenti in stile romanico della Toscana. L'interno della Chiesa è suddiviso in tre navate con una cripta antica e custodisce alcune ossa di San Mamiliano, patrono della Diocesi di Pitigliano, Sovana, Orbetello.
I simboli sul portale fanno riflettere sull'acquisizione della religiosità da parte dell'uomo, il credere in un'altra dimensione, in una vera e propria spiritualità.
Lungo la strada che collega Sovana a San Martino sul Fiora sorge la stupenda necropoli etrusca che esprime a mio avviso tutta la bellezza dell'architettura e dell'arte propria di quel tempo. La necropoli è percorsa dalla Via Cava, un'antica strada etrusca scavata nella roccia di tufo.
Nelle fotografie scattate da me qui sopra potete ammirare, oltre alla via Cava, il particolare della tomba etrusca più famosa,la Tomba Ildebranda che deve il suo nome a Ildebrando di Sovana nonché Papa Gregorio VII ora deteriorata ma inizialmente realizzata in policromia (giallo, oro, rosso, verde).
Ed ecco alcune vedute di Sovana con la rocca aldobrandesca.
Al termine del percorso ormai stanchi ci rechiamo a Principina per trascorrere la notte. Non avrei mai e poi mai immaginato che il mattino seguente il mare portasse così tanto nervosismo e sofferenza interiore.
All'imbarco per l'Isola del Giglio la folla di turisti che sale sul traghetto è piuttosto numerosa e ovviamente, date le recenti tragiche circostanze, la principale attrattiva rimane la nave della costa crociere, la tristemente nota "concordia". Pensare che davanti ad un'isola così rinomata e carina per una bravata il mare ha spezzato la vita e i sogni di diverse persone, tra cui bambini, fa rabbrividire. Eppure c'è chi osa farsi ritrarre con quella nave sullo sfondo senza alcun rispetto per le vittime di quella notte maledetta. Eppure potevano salvarsi tutti. Questo rattrista ancora di più.
Le mie immagini, desidero precisare, potete credermi o meno, sono solo una testimonianza di quel destino così crudele, credetemi che accostare davanti a quella nave inclinata nell'acqua induce un senso di vuoto, malessere, turbamento profondo.
Vi posto ora alcune immagini delle frazioni Giglio Porto, Giglio Campese e Giglio Castello.
Il tempo iniziava a peggiorare così come il mio stato d'animo. Troppo caos e tensione prima dell'imbarco, troppo stipati su quel traghetto. L'ira del mare si era ormai scatenata, tempesta, tuoni, fulmini, onde alte, acqua che entrava ovunque e bagnava tutto e tutti.
Perché tutto questo mare??
Malori, panico, urla, rabbia ingiustificata e tante preghiere affinché finisse quell'incubo in fretta, desiderio mai provato prima d'ora di tornare presto a casa.
Eppure nelle stagioni intermedie eri proprio tu a consolare la mia anima, a darmi sollievo, speranza e tanto amore. Le tue onde erano carezze al mio corpo e quella sera erano tremendamente crudeli, un segno che qualcosa doveva spezzarsi e forse per sempre.
Anche la mia Nikon ne ha risentito, ma la stringevo forte al petto per quel che potevo perchè con la fotografia il legame è solido e non può rompersi mai, dietro al rettangolo la fuga dal male, dalla monotonia, dalla crudeltà delle persone. Dietro al rettangolo ecco questo blog, il mio mondo a parte, il mio rifugio per recuperare le forze con la magia dell'arte, la bellezza della natura così unica, così imprevedibile....
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